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Dall’inizio dell’instabilità in medio oriente e nord Africa molti uomini, donne e bambini hanno abbandonato le proprie città per scappare dalla guerra e dalla sofferenza e cercare un futuro in Europa. 

La rotta più impegnativa da un punto di vista umanitario è stata quella balcanica che  solo nel 2015 ha visto transitare circa 870.000 persone, la maggior parte provenienti dalla Siria, ma anche Afghanistan, Iraq e Pakistan. 

Questo reportage è stato realizzato tra Marzo e Aprile 2016, qualche giorno prima della formalizzazione dell'accordo tra Europa e Turchia per la chiusura della rotta balcanica.

I primi scatti mostrano gli sbarchi dei migranti sull'isola greca di Lesvo che, a  soli venti km dalle coste turche , risulta essere il primo approdo europeo per le imbarcazioni colme di rifugiati. 

La Grecia non è però la destinazione europea finale per queste persone che cercano di raggiungere Paesi come la Germania o la Scandinavia. 

Dopo l'identificazione abbandonano quindi Lesvo per proseguire il loro esodo verso questi luoghi. 

All'arrivo ad Idomeni, piccolo paese che sorge al confine tre Grecia e Macedonia, si trovano però le frontiere chiuse e metri di filo spinato che bloccano loro il passaggio. 

La conseguenza inevitabile è che ben presto decine di migliaia di persone si trovano costrette ad accamparsi in tende di fortuna e in condizioni disumane a ridosso del confine con la speranza di un'apertura improvvisa della frontiera. 

Le foto mostrano il campo profughi informale di Idomeni nato in quei giorni di chiusura e che ha continuato ad esistere per mesi nella totale indifferenza delle istituzioni europee. 

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