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Un viaggio travagliato, doloroso, eroico, che spesso si incontra con la morte. Attraversare il Mar Mediterraneo significa scrivere da capo una nuova odissea.

È la storia di uomini, donne e bambini che si affidano alla provvidenza prima ancora della sorte, sopra una piccola imbarcazione, non tanto per godere di un benessere artificiale ma piuttosto per conquistare una “povertà dignitosa”, un concetto elementare, che noi occidentali abbiamo dimenticato.

 

La questiona migratoria, di stretta attualità visti i molteplici e quotidiani sbarchi dalle coste nordafricane, rischia di essere banalizzata a causa delle immagini trasmesse o pubblicate ripetutamente dai grandi mezzi d’informazione. Come in tutti viaggi esiste un punto di partenza e uno di arrivo, eppure sono in pochi, nella narrazione mediatica di questa tragedia umanitaria, a raccontare lo svolgimento, ovvero cosa accade nel mezzo del Mar Mediterraneo, vero epicentro del flusso migratorio.

Le fotografie di Luca Catalano Gonzaga raccolte nella serie “the bravery comes from the sea” sono state scattate nel dicembre del 2016 nelle acque libiche, al nord di Sabrata, a bordo della nave “Ubaldo Diciotti” della Guardia Costiera Italiana e affrontano il tema del “primo soccorso”, un protocollo collaudato che solo quest’anno ha salvato più di centomila persone. L’operazione è delicata e richiede molto sangue freddo da parte di tutti gli operatori sul campo. I gommoni dispersi in acqua che vengono identificati dopo le chiamate di emergenza sono sovraffollati e i suoi passeggeri affamati, dissetati, infreddoliti. Le donne stringono strette i loro figli, gli uomini si fanno avvolgere nelle coperte termiche, mentre alcuni di loro vengono letteralmente tirati fuori dall’acqua, presi di forza dal giubbotto di salvataggio, e messi al sicuro sopra la nave. Dagli occhi impauriti dei migranti traspare anche un filo di speranza. All’orizzonte si intravedono le coste siciliane. Ci si lascia alle spalle una traversata impietosa per prepararsi ad un nuovo lungo viaggio.

(testo a cura di Sebastiano Caputo).

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